Sono trascorsi quasi due mesi dallo scomparsa di Bernardo Caprotti, eccellente imprenditore italiano e padre fondatore della catena di supermercati Esselunga, morto lo scorso 30 settembre a quasi novantuno anni.
Nato a Milano nel 1925, Bernardo Caprotti si iscrive a giurisprudenza e una volta finitigli studi in legge, nel 1951 il padre, imprenditore tessile, lo manda negli Stati Uniti per fare esperienza nell’industria del cotone e della meccanica tessile.
Il padre muore e di ritorno dagli States si occupa dell’azienda di famiglia. Ma bene presto si accorge di come la sua strada sia un’altra e investe nella prima società fondata in Italia con l’obiettivo di realizzare supermercati, che vede come socio principale all’inizio il miliardario americano Nelson Rockfeller, a cui poi Caprotti succederà.
Bernardo Caprotti sarà ricordato non solo per le sue capacità imprenditoriali, indiscutibili, ma anche per i suoi scontri sia all’interno della sua famiglia sia con i rivali storici della Coop.
Proprio contro la Coop, Caprotti ha scritto un libro “Falce e Carrello”, in cui accusava il colosso delle cooperative “rosse” di aver ostacolato il suo sviluppo commerciale in alcune regioni italiane. Querelato, fu condannato a sei mesi per diffamazione, ma almeno in un caso l’Antitrust gli ha dato ragione.
Con la scomparsa di Bernardo Caprotti diventa complicato salvaguardare l’autonomia di Esselunga. Lo stesso imprenditore aveva iniziato a sondare il terreno per cedere le quote a possibili compratori internazionali. Come spesso accade con le grandi società di proprietà familiare, infatti, il passaggio di consegne alla generazione successiva restando all’interno della famiglia, è difficoltoso.