Eugenio Scalfari è morto a Roma lo scorso 14 luglio. Il grande giornalista, fondatore di L’Espresso e La Repubblica, aveva 89 anni. Con lui ci lascia uno dei giornalisti più importanti ed influenti dal secondo dopoguerra ad oggi.
Eugenio Scalfari ha vissuto e raccontato la storia del nostro paese nell’ultimo secolo.
Nato a Civitavecchia nel 1924, da giovanissimo iniziò a scrivere per il partito fascista, divenendo nel 1942 caporedattore di Roma Fascista, organo ufficiale dei GUF (Gruppi Universitari Fascisti). A causa di alcuni articoli da lui scritti contro alcuni gerarchi del partito, polemizzando sulle speculazioni durante la costruzione del quartiere EUR, fu espulso dal gruppo.
Nel secondo dopoguerra Eugenio Scalfari si avvicinò alle posizioni del neonato Partito Liberale Italiano, iniziando a collaborare con due giornali: Il Mondo di Mario Pannunzio e poi con L’Europeo di Arrigo Benedetti, dove cominciò ad occuparsi di economia con una prosa fruibile a tutti.
L’avvicinamento alle posizioni della borghesia liberale e riformista lo portò a fondare nel 1955 con Arrigo Benedetti L’Espresso, settimanale che in cinque anni arrivò a superare il milione di copie vendute. Prima ne fu direttore amministrativo e successivamente direttore responsabile.
Vent’anni dopo, il 14 gennaio 1976, decise di fondare un quotidiano che fosse solo “suo” con il quale rivolgersi al pubblico in maniera immediata. Così nacque La Repubblica, un giornale che divenne il punto di riferimento di quella borghesia progressista che guardava al Partito Comunista Italiano di Enrico Berlinguer con fiducia. Tre sono state le battaglie cardine del quotidiano in quegli anni: aprire il governo ai comunisti italiani, che in quegli anni stavano cercando faticosamente di affrancarsi dall’Unione Sovietica, instaurare al centro del dibattito politico la questione morale e l’esigenza di modernizzare il Paese.
Successivamente Eugenio Scalfari criticò aspramente Bettino Craxi accusandolo di pensare più al potere che al bene del Paese. Criticò anche pesantemente il presidente Francesco Cossiga e appoggiò incondizionatamente Mani Pulite.
Durante la Seconda Repubblica avversò senza remore Silvio Berlusconi, prima di lasciare nel 1996 la direzione di La Repubblica dopo aver già venduto la proprietà a Carlo De Benedetti.
I funerali di Eugenio Scalfari si sono svolti sabato alla presenza anche delle più alte cariche dello stato.
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