Il 20 luglio dello scorso anno ci lasciava Francesco Saverio Borrelli dopo una lunga malattia, all’età di 89 anni. Con lui scompariva uno dei grandi protagonisti della storia del nostro paese. Fu lui il procuratore capo del tribunale di Milano che coordinò l’inchiesta di Mani Pulite, che provocò dal 1992 un vero e proprio terremoto politico. L’inchiesta investì in particolar modo l’allora pentapartito (DC-PSI-PSDI-PRI-PLI) ed i principali gruppi industriali italiani. Insieme agli altri magistrati Gherando Colombo, Piercamillo Davigo, Ilda Bocassini, Francesco Greco e Antonio Di Pietro indagò sulla corruzione ed il finanziamento illecito ai partiti: una situazione critica non più procastinabile. Le indagini portarono alla fine della prima repubblica e alla nascita della seconda repubblica e fecero di Francesco Saverio Borrelli e gli altri magistrati i personaggi più popolari e amati dal Paese. Con il tempo questa unanimità di consensi si è in parte perduta. I vecchi partiti sono oggi ricordati con nostalgia da molte persone comuni e importanti opinionisti. In effetti la politica attuale appare più debole rispetto al passato e il Parlamento sembra sempre più influenzato dal potere giudiziario e dalle lobby economiche. L’equilibrio dei poteri che contraddistingueva la prima repubblica non si è ancora ristabilito e la classe politica attuale appare sempre in difficoltà. Fu lo stesso Francesco Saverio Borrelli a sottolineare questa situazione in un’intervista del 2011: “Chiedo scusa per il disastro seguito a Mani Pulite, non valeva la pena buttare all’aria il mondo precedente con quello attuale”.
Francesco Saverio Borrelli era nato a Napoli nel 1930, ma è sempre stato un milanese di adozione. Suo padre Manlio era presidente della Corte d’Appello del capoluogo lombardo e lì Borrelli entrò in magistratura nel luglio del 1955. A Milano svolse praticamente tutta la sua carriera e nel gennaio di quest’anno una mozione, presentata da una consigliera comunale del Movimento Cinque Stelle, sta impegnando il sindaco e la giunta del comune ad intraprendere l’iter per intitolargli una via o una piazza del capoluogo lombardo.
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