Il 1° aprile di otto anni fa ci lasciava Giorgio Chinaglia a causa di un infarto nella sua casa a Naples in Florida. Il suo nome è legato in maniera indissolubile alla Lazio, la squadra che lo prelevò nel 1969 dall’Internapoli e che portò con i suoi gol e la sua incredibile leadership dalla serie B allo scudetto in soli due anni. Nonostante le vicende sfortunate che lo videro protagonista come presidente della sua Lazio e le successive vicissitudini dovute al tentativo di scalata allo stesso club biancoceleste, Giorgio Chinaglia rimane ancora oggi il giocatore più amato dalla gente laziale. Nella stagione 1973-74 la Lazio guidata da Tommaso Maestrelli vinse un incredibile scudetto, dopo averlo sfiorato nella stagione precedente da neopromossa. Era una squadra formata da giocatori di forte personalità che spesso venivano anche alle mani in allenamento. Solo la mano sapiente dell’allenatore riuscì ad amalgare quel gruppo e trasformare tutto in energia positiva utilizzata per demolire gli avversari in campo. Con i suoi gol ed il suo carisma Giorgio Chinaglia è stato senza dubbio il simbolo di quella Lazio, capocannoniere del campionato con 24 reti e autore del gol decisivo nella partita scudetto contro il Foggia su calcio di rigore. Il suo rapporto con Tommaso Maestrelli fu importante, tanto da rifugiarsi a casa sua quando le angherie dei tifosi romanisti divenivano esagerate: “Per me Maestrelli è come un padre” disse in un’intervista di tanti anni fa. I duelli tra Long John e la tifoseria romanista nei derby sono diventati leggenda e anche i tifosi romanisti ricordano quegli anni come una fase romantica di un calcio che non esiste più. https://www.repubblica.it/dossier/sport/120-anni-di-lazio/2020/01/08/news/120_anni_di_lazio-244095153/
Il suo carattere forte è stato per lui sicuramente un vantaggio in molte situazioni ma lo ha portato anche a gesti e situazioni difficili. Come quando mandò letteralmete a quel paese il CT della nazionale Valcareggi per una sostituzione al Mondiale di Monaco ’74 nel match inaugurale con Haiti, gesto che provocò un odio sportivo verso di lui su tutti i campi d’Italia. Sicuramente non un problema per Giorgione…
Nel 1976 il rapporto difficile e sempre più estenuante con la tifoseria romanista e la ricca offerta dei Cosmos di New York lo convinsero ad abbandonare una Lazio non più irresistibile che da lì a pochi mesi avrebbe perso anche il suo allenatore Tommaso Maestrelli a causa di un brutto male.
Il suo amore per la Lazio lo riportò a Roma come presidente, ma le cose non andarono bene. Negli anni novanta lo ricordiamo come commentatore e opinionista. Poi il nuovo tentativo di scalata alla Lazio, l’accusa di riciclaggio e la scelta di lasciare di nuovo l’Italia. Ma Roma e la Lazio rimarranno per sempre nel suo destino: nel 2013 è tornato a Roma per riposare accanto alla persona che più di tutti lo ha amato e capito: Tommaso Maestrelli.