Il cantante soul Charles Bradley è morto a 68 anni a causa di un cancro allo stomaco contro cui lottava da un anno.
Sul sito dell’artista è stata pubblicata una foto su sfondo nero con la scritta “Charles Bradley 1948-2017”.
Nato a Gainesville (Florida) nel 1948, fin da giovane sognava di emulare il re della soul music James Brown che andò a vedere negli anni sessanta in un concerto all’Apollo Theatre di New York. In questa occasione provò anche ad incontrarlo nel suo camerino senza peraltro riuscirci a causa di una zelante guardia del corpo che brutalmente gli disse, riguardo James Brown, “non ha nessuna intenzione di conoscerla”. Nonostante tale delusione, Bradley iniziò ad esibirsi nei locali, non certo di prim’ordine, riproducendo il repertorio del “re del soul” con lo pseudonimo di “Black Velvet”. Le cose però non andarono bene e si trovò a dover convivere con la miseria arrivando a non avere un tetto dove dormire. Mise da parte le sue velleità di artista ed iniziò a fare il cuoco in un centro di accoglienza per senza tetto. Quando tutto sembrava perduto arrivò l’incontro che cambiò la sua vita: nei primi anni duemila Bradley consegnò una serie di canzoni da lui scritte al boss della Daptone Records Tom TNT Brenneck. La svolta avvenne con l’uscita nel 2011 del primo disco: “No time for dreaming” in cui vennero inserite nell’album dieci canzoni selezionate dal nastro consegnato a Brenneck. Fu subìto un successo, replicato nei successivi due album: “Victim of love” (2013) e “Changes” (2016). Bradley divenne per tutti “l’aquila urlante” e la sua vita si trasformò in una favola a lieto fine purtroppo interrotta dalla grave malattia che lo colpì inesorabilmente. Una vita vissuta intensamente, dalle difficoltà all’inaspettato successo, raccontata qualche anno prima nel documentario del 2012: “Soul of America”. Un omaggio ad un grande artista ed alla sua caparbietà nel far fronte alle difficoltà della vita.